
La magia delle parole sta nel fatto che basta cambiare loro contesto ed acquistano nuovo significato, nuova prospettiva, nuovo orizzonte concettuale e tematico. Prendete ad esempio la parola “utile”. Essa in economia soddisfa il campo del rapporto tra esigenze e bisogni: una cosa, e per traslato una persona, è utile se soddisfa – così recita la Treccani – i bisogni (e, più in generale, le esigenze) dell’uomo attraverso il consumo di beni e servizi. Un valore in cambio dell’esercizio del proprio potere d’acquisto. Prospettiva semantica della parola non esaltante, ma tuttavia sincera!
Anche la filosofia predispone il greto del proprio fiume semantico a questo prismatico lessema, arrivando ad identificare l’utile con il bene o il piacere. Pertanto l’azione dell’uomo è utile se finalizzato al raggiungimento della felicità. Anche qui la sua prospettiva è alquanto impegnativa, ed anche severamente utopica.
Ma c’è un campo che dona a questo termine una sublime necessità di significato, e cioè il grembo dei suoi contrari: tutto è utile a condizione che non sia superfluo.
@Giuseppe Dipasquale