dal romanzo di  Pietrangelo Buttafuoco – adattamento di Giuseppe Dipasquale  e  Pietrangelo Buttafuoco

regia Giuseppe Dipasquale

con Pietrangelo Buttafuoco

Immagini video Francesco Lopergolo

Il materiale verbale di quel romanzo visionario, ma profondamente reale, che è Il Lupo e la Luna di Pietrangelo Buttafuoco, è un’occasione unica per tentare un cunto per voce sola in un introibo e undici quadri. •Il vantaggio è dettato dal fatto che la scrittura di Buttafuoco è carnalmente poetica e sublime ad un tempo, visionaria e reale, storicizzata, ma presente, elaborata e piana nell’unisono di una articolata melopea ben piantata su una concezione islamica sacra della vita come un eterno ritorno nelle braccia del Maestoso e Potente Allah.

Ne deriva che la parola detta, letta, ascoltata è una pura e continua rivelazione, fatta di amori perduti e ritrovati, di inganni e verità svelate, di oscurità e luce ricercata. E tutto questo avviene nel mistero infinito del Significato, che in un luogo architettonicamente eccelso, scelto come cornice scenografica per la sua esecuzione, acquista in maniera esponenziale la cifra di una funzione magica, di una celebrazione dello spirito, volto sì a narrare, ma teso anche e soprattutto e rivelare.

Il lavoro di traduzione per la scena, che ha implicato in sé un adattamento del testo e una regia, ha riguardato soprattutto la forma. Abbiamo voluto, partendo dalla pagina del romanzo di Scipione Cicalazadè e del suo essere Lupo in cerca della sua Luna, ricostruire il ritmo di un’esposizione pubblica rimontando la forma del romanzo. Non più una prosa lineare che serviva la lettura interiore, ma una struttura poetica che fosse funzionale al giuoco dell’improvvisazione rapsodica.

A fare da sfondo le magnifiche visioni in immagine di Francesco Lopergolo, che aiutano  il viaggio nel mondo medio rinascimentale dell’Impero Ottomano e della sicula Ispania di Donna Lucrezia e i suoi figli rimasti a difesa dei Cristiani e del Rinnegato Scipione Cicalazadè, figlio anch’egli, ma rapito e rigenerato nelle spire dell’Islam.    

Buttafuoco è un magnifico interprete della sua parola al modo e al suono dell’ancestrale cunto mediterraneo. Un ràpsodo moderno e contemporaneo capace, più di qualsiasi altro possibile interprete che avesse dovuto far sua una materia di creazione altrui, di scovare negli antri più celati del tessuto verbale il senso molteplice del senso e della forza delle parole. E lo fa non risparmiando a sé alcuna fatica, senza infingimenti da Ypocrites, ma con la forza della verità che quelle parole ritrovavano nel momento della sua narrazione. In uno, egli è medium tra il sé autore e il sé narratore, tra l’essere e il rivelare, tra l’origine del Bedeutung  e la sua Gestalt.